
L’evoluzione del proprio corpo, spesso accompagnata da stereotipi socio-culturali e stigma, può mettere a dura prova l’equilibrio mentale e fisico di chi sta vivendo questo momento.
Tuttavia, un progetto innovativo come әmpowerment, emerge come un faro di speranza e cambiamento: un percorso integrato di sport, coaching e counseling.
Volersi bene vuol dire FARE qualcosa
e per volersi bene bisogna STIMARSI
Giorgio Piccinino
Nel contesto sociale attuale, le persone affrontano sfide uniche legate all’immagine di sé. Secondo il Minority Stress Model di Meyer (2003), le persone LGBTQ+ si trovano a dover fronteggiare una quantità maggiore di stress rispetto ad altre perché, oltre alle comuni fonti di tensioni, subiscono quelle derivanti dai fenomeni di discriminazione culturale. Tutto questo può avvenire in famiglia, a scuola, al lavoro, e si manifesta attraverso discriminazioni e violenze vissute – o la paura di poterle subire – omotransnegatività interiorizzata e stigma percepito. Anche il mondo dello sport, inteso come contesto relazionale identitario, al pari di ogni altra organizzazione sociale e formativa, è pervaso da atteggiamenti negativi rivolti alla non conformità sessuale e a orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale, che disincentivano i giovani LGBTQ+ dal praticarne le discipline.
In questi casi il rifiuto genitoriale, sommato al rifiuto sociale esperienziato, può portare a gravi conseguenze sul piano psicofisico, quali: scarsa percezione di autoefficacia, bassa autostima, impotenza appresa, disturbi del comportamento alimentare, ecc.
Da qui l’idea del progetto әmpowerment, che si basa su una visione olistica del benessere, riconoscendo l’importanza di integrare corpo, mente ed emozioni per favorire l’autonomia, la resilienza e l’autostima della persona. Nella sua prima edizione si è proposto di allenare un gruppo di 8 partecipanti – e componenti la squadra di calcio a 5 ACETeam, la prima in Italia composta da persone trans e non binarie – a sviluppare competenze e strumenti pratici per migliorare la percezione di sé e del proprio corpo, saper valorizzare il ruolo nella relazione e gestire lo stress, negoziando una visione del mondo.
Integrando il mio lavoro di Professional Counselor con quello della Fitness Coach Elisa Bartoccioni, abbiamo sviluppato un programma articolato in 10 incontri strutturati attorno a tre moduli principali, con focus su individuo, relazione con il gruppo e con il mondo esterno.
Nell’incontro di avvio i partecipanti sono stati accolti in uno spazio ampio e sicuro, lo studio privato di Elisa, che è stato scelto e adattato per avere tutte le caratteristiche che hanno consentito di sentirsi bene, esprimendo la loro voce.
Abbiamo quindi allenato la capacità di raccontarsi partendo dalle proprie basi sicure, competenze e passioni e dalla propriocezione fisica, poiché, per affrontare i cambiamenti e soprattutto i momenti difficili nella vita, è necessario avere un senso di solidità interiore. Questo è strettamente collegato anche alla consapevolezza del nostro valore e delle potenzialità fisiche (equilibrio, coordinazione, forza, resistenza).
Nel primo modulo abbiamo lavorato sulla percezione di sé, per prendere consapevolezza di quanto il nostro modo di pensarci possa condizionare comportamenti, emozioni e transazioni. Ogni partecipante ne ha fatto esperienza diretta disegnandosi come si pensava, come si vedeva allo specchio, come pensava che le altre persone lo vedessero e come veniva disegnato dal compagno più vicino. Questo ha dato loro l’opportunità di arricchire l’immagine che avevano di se stessi, anche attraverso la contaminazione della visione dell’altro. E, esaminando le caratteristiche delle emozioni principali, hanno acquisito uno strumento pratico per gestire quelle “difficili” da affrontare, di fronte alle parti del corpo che a loro non piacevano e che non potevano cambiare, ancorandosi e valorizzando tutte le altre. Hanno infine allenato fisicamente le quattro capacità motorie principali (forza, resistenza, coordinazione e flessibilità), scoprendo i loro talenti sportivi da una parte e osservando i loro limiti dall’altra. E hanno poi ricevuto schede tecniche di workout per continuare ad allenare la consapevolezza corporea.
Nel secondo modulo abbiamo esplorato le capacità di ascolto e di comunicazione, finalizzate alla differenziazione e valorizzazione di noi stessi nel gruppo. Questo, attraverso esercizi pratici sugli assiomi della comunicazione di Paul Watzlawick e l’elaborazione di un racconto della propria storia, avvalendosi anche del supporto e di feedback altrui. Perché raccontarsi bene ci dà una chance in più per dire la nostra, per avere controllo sui nostri obiettivi e per influenzare la relazione con l’altro. In questa fase il corpo viene utilizzato come strumento di comunicazione, prima attraverso esercizi a coppie che allenano le capacità di anticipo, di coordinazione oculomotoria e spazio-temporale, poi attraverso esercizi a squadre dove i partecipanti, scegliendo un ruolo in base ai propri punti di forza, si sfidano nelle gare a staffetta. Sono stati consigliati infine alcuni libri e film che trattano di sport, comunicazione e convivenza fra le differenze.
Nel terzo modulo abbiamo sviluppato strumenti di valorizzazione di ciascuna unicità rispetto a stereotipi e pregiudizi socio-culturali, per allenare le capacità di negoziazione e resilienza. Qui abbiamo chiesto a ciascuna persona di creare un collage dei messaggi invalidanti subiti e/o ascoltati attraverso i media o persone vicine. Successivamente, in gruppo, hanno colto l’occasione di trasformare i feedback negativi in informazioni sul mondo dell’altro, e di scegliere di prepararsi a rispondere in maniera competente, negoziando la propria visione del mondo. Dal punto di vista motorio i partecipanti hanno sperimentato sul campo allenamenti funzionali di gruppo a circuito, al fine di apprendere a muoversi in modo proattivo e consapevole di fronte alle sfide piccole e grandi della vita quotidiana.
A conclusione del percorso abbiamo trasmesso due strumenti pratici volti a continuare a coltivare autostima in autonomia. Questo attraverso la creazione, da parte di ciascuna persona, di un elaborato che raccontasse basi sicure, valori, competenze, passioni e desideri da arricchire nel tempo e schede di allenamento personalizzate per obiettivo, per esercitarsi a uno stile di vita nutriente.
L’integrazione dei tre elementi (coanseling, coaching e sport) ha dunque creato un percorso completo e trasformativo, sviluppando nei partecipanti una serie di capacità che possono essere coltivate e applicate in vari ambiti della vita: dalle competenze motorie e di comunicazione alla gestione dello stress e delle relazioni, per affrontare le sfide quotidiane e perseguire i propri obiettivi.
Il primo pilastro del programma, il counseling, ha fornito uno spazio sicuro e accogliente per esplorare e integrare le esperienze personali, affrontare le emozioni e sviluppare strategie di coping efficaci, sperimentando la propria unicità e il proprio ruolo nel gruppo, ampliando la consapevolezza emotiva e promuovendo una maggiore resilienza.
Il coaching, secondo elemento chiave, è stato utile per lo sviluppo personale dei partecipanti. Attraverso la definizione di obiettivi, le riflessioni e i feedback, il gruppo ha potuto identificare punti di forza e fonti di energia per sviluppare strategie efficaci, decidere “bene” e affrontare gli ostacoli con abilità.
Lo sport ha equipaggiato il gruppo con pratici workout, per esprimersi fisicamente e introdurre comportamenti nutrienti per il proprio ben-essere e ben-vivere. Gli esercizi fisici infatti non sono stati solo volti al miglioramento delle capacità motorie e della consapevolezza corporea, ma hanno anche agito come strumento per esprimere le emozioni, ridurre lo stress e rafforzare l’autostima.
Infine, la sinergia tra il mio lavoro di Professional Counselor e quello di una Fitness Coach, non solo ha offerto un servizio di qualità superiore – contribuendo in modo significativo alla salute fisica, emotiva, cognitiva e sociale dei clienti – ma ha anche arricchito le nostre competenze professionali, rendendoci più efficaci e versatili nel lavoro.
Una collaborazione ben strutturata tra professioni diverse, attraverso una comunicazione costante, follow up incrociati con i clienti, risposte flessibili e adattive congiunte in base all’evoluzione specifica del gruppo e la cura a quattro mani della relazione con ciascun individuo, può dunque impattare significativamente sull’engagement del gruppo e la sua apertura nei confronti di nuove strategie e programmi di wellbeing. Una metodologia olistica dunque, che integra diverse discipline, e che considera l’individuo nella sua realtà più ampia, armonizzando il corpo con la mente.
Dal successo del progetto è nata l’idea della Masterclass MeNoStress, un’ulteriore iniziativa di gruppo, della durata di una giornata, che rappresenta un’importante passo avanti nella promozione del benessere e della valorizzazione dell’unicità dell’individuo, contribuendo a creare ambienti accoglienti e inclusivi sia all’interno che all’esterno del contesto lavorativo.
Bibliografia e sitografia
- Nealy E.C. (2018), Bambini e adolescenti transgender. Coltivare orgoglio e gioia nelle famiglie in transizione. Una guida per professionisti e genitori, Giovanni Fioriti Editore, Roma
- Graglia M. (2019), Le differenze di sesso, genere e orientamento sessuale. Buone pratiche per l’inclusione, Carocci Editore, Roma
- Barker M.J. e Scheele J. (2022), Gender. Una storia per immagini, Fandango Libri Editore, Roma
- Goffman E. (2018), Stigma. Note sulla gestione dell’identità degradata, Ombre Corte Editore, Verona
- Lo Sport sta cambiando approccio con le atlete trans, “Il Post”, 22.06.2022
- Serve più coraggio per fare coming out nello sport italiano che per fare una discesa libera di sci, “The Vision”, 22.04.2022
- Davies D., Components of Gender, Sex and Relationship Diversity (GSRD) Therapy, “Pink Therapy”, 09.11.2023
- Rapporto ILGA 2023 (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association)
- San Francisco State University | Family Acceptance Project®