
Flow è un lungometraggio d’animazione per tutte le generazioni, un’opera delicata e sorprendente del lettone Zilbalodis che ne ha curato la scrittura, il disegno, la fotografia, le musiche e la regia.
Protagonisti sono un gatto nero, un labrador, un lemure, un capibara e un uccello serpentario, tutti riuniti su una imbarcazione, a seguire la corrente di una inesorabile marea in crescita su un mondo non più abitato da persone.
Uomini e donne, infatti, non figurano mai nella storia, sono presunti.
L’ambientazione è un paesaggio in cui tutto è sommerso e da cui emergono saltuariamente terre e rovine architettoniche. Anche la nave, su cui viaggiano questi musicanti di Brema post-apocalittici, è un malconcio manufatto, memoria di una precedente civiltà. Degli esseri umani, dunque, spicca soprattutto per la mancanza. Tanto che, sin dalle prime sequenze, viene spontaneo immaginare che l’azione si svolga in un possibile futuro su una Terra ormai inospitale solo per la nostra specie.
Anche gli aspetti tecnici del film sono coerenti con un pianeta popolato solo da animali. Il sonoro è predominato da silenzio, interrotto sporadicamente da suoni e versi naturali (e qualche musica). I protagonisti hanno caratteristiche ed espressioni proprie della loro specie e non antropizzate, come nella tradizione disneyana, ad esempio (torna in mente la citazione di Telmo Pievani a conclusione dell’editoriale di questo numero, ndr). La regia, nei piani sequenza, sceglie il punto di osservazione e la velocità di movimento di ciascuno dei soggetti, abbia esso quattro zampe o due ali.
Se accettiamo di rimanere tra il realismo e la sospensione dell’incredulità, sono proprio il cambiamento di prospettiva e la rinuncia alla visione antropocentrica di cui l’autore riesce a infondere l’opera, che la rende particolarmente interessante e affine a questo numero di Evoluzioni.
Consiglio Flow, definendolo un film “ecologista”, non perché raffigura il mondo inondato delle acque che gli studiosi paventano.
È ecologista perché rappresenta con immediatezza e sensibilità i rapporti che i protagonisti intessono sull’imbarcazione, nell’urgenza della autoconservazione, equilibrando la tendenza all’indipendenza o all’attaccamento che ciascuno di essi ha, secondo l’indole della propria razza.
Inoltre, perché gli animali, che attraverso l’istinto si adeguano al nuovo habitat, mostrano che la strategia più efficace di adattamento all’ambiente trasformato e spaventoso, sta nella capacità di seguire il flusso – della corrente, degli eventi, delle relazioni – senza condizionarlo.
film
Flow – Un mondo da salvare
di Gints Zilbalodis
Teodora Film
Lettonia-Francia-Belgio, 2024