
Il rapporto tra uomo e animali – soprattutto quelli da affezione – è un aspetto che può aiutare a riconnetterci al mondo della natura. A volte, però, come sappiamo, i nostri amici a quattro zampe possono diventare più un “oggetto”, o andare a colmare un qualche bisogno insoddisfatto. Analizziamo la questione con un’esperta che nutre da sempre un grande amore per gli animali, prendendosene cura fino a farne la sua professione.
Come medico veterinario con molteplici specializzazioni, qual è la tua visione del rapporto uomo-animali da affezione?
Siamo da sempre abituati a percepirci come al di fuori del regno animale: noi siamo sapiens… e l’esserlo ci porta ad autoespellerci dalla natura. L’uomo, tuttavia, altro non è che un animale. Che poi abbia tutta una serie di caratteristiche che lo distinguono da molte altre specie, questo certamente è vero, ma pensiamo alla differenza che corre tra una mosca e un elefante…
Partendo da questo presupposto, possiamo dire che cane e gatto ad esempio sono “animali non umani”, “animali diversi”, con i quali condividiamo radici e storia, habitat e abitudini, dai quali dipendiamo e che a loro volta dipendono da noi, con i quali siamo cresciuti come persone e ci siamo evoluti come specie umana. Cane e gatto, in particolare, sono nostri compagni di viaggio da migliaia di anni: vicinanza, coabitazione e collaborazione ci hanno legato profondamente in una rete di bisogni che si soddisfano soltanto attraverso la condivisione di esperienze e di affetto.
Una sana ed equilibrata relazione con l’animale ci offre vicinanza incondizionata, supporto e aiuto (pensiamo ai cani guida!), incrementa autostima ed empatia, favorisce l’ampliamento delle capacità comunicative, facilita le relazioni sociali, supporta i momenti di passaggio e di dolore fisico e mentale.
L’essere anche una counselor, cosa aggiunge alla tua professione?
Avere nella mia cassetta degli attrezzi anche gli strumenti del counseling, mi offre la possibilità di vivere e osservare le relazioni oltre il mio punto di vista, di credere nel potenziale delle persone che incontro, di sospendere il giudizio, di soffermarmi sul sentire e sull’essere più che sul dire e sembrare, di pormi domande. Questa postura mi ha aiutato ad approcciarmi agli altri con rispetto, curiosità, attenzione e umiltà. Essere counselor, perciò, mi aiuta a tenermi ancorata al presente e a ciò che accade nel qui e ora. Lavorando quotidianamente con molte persone – spesso nei gruppi di formazione che conduco – e occupandomi di vari progetti, trovo che il percorso fatto per acquisirne le competenze sia stato indispensabile e mi abbia dato modo di crescere professionalmente. Inoltre, essere iscritta ad AssoCounseling mi fa sentire parte di una comunità, della quale condivido i principi e l’orgoglio di esserne a pieno testimone, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni.
Chi ha sentimenti positivi verso gli animali, li ha anche verso i suoi simili?
Più che di sentimenti positivi parlerei di relazioni equilibrate e rispettose. Un legame di questo genere, come dicevo prima, incrementa le capacità empatiche e comunicative, aiuta ad apprezzare il diverso da sé e a contare sulla collaborazione e sull’aiuto degli altri. Potenzialmente, una buona relazione con gli animali offre strumenti e spunti per mantenere rapporti positivi con gli “animali umani”. Ci sono tuttavia moltissime componenti che condizionano i rapporti sociali; non possiamo quindi dichiarare con certezza che vi sia una correlazione lineare tra le due variabili. Inoltre, purtroppo, non tutte le relazioni con gli animali uniscono sentimenti positivi a un rapporto congruo e sano, basti pensare a tutte le situazioni in cui l’amico fidato diventa una proiezione, un sostituto, una mania, uno strumento…
Qualche considerazione, da veterinario e counselor, sui comportamenti degli animali. In particolare, cosa possono insegnarci?
L’animale è importante perché attraverso la sua diversità possiamo percepire il confine tra noi e gli altri, realizzando più chiaramente chi siamo veramente. Cani e gatti si relazionano in modo diretto, coerente e sincero: non mentono, non ci ingannano, non ci giudicano. Allo stesso tempo, essi ci mostrano e ci insegnano l’empatia e la connessione, qualità che esercitano verso l’uomo e le altre specie. Con il loro modo di vivere, ci riportano anche all’importanza di essere concentrati sul presente, in armonia con le nostre radici intime, utilizzando ogni risorsa senza sprecarla. Ancora, gli animali sono esempi concreti di adattamento e resilienza; basti pensare alla flessibilità con la quale affrontano le sfide legate ai cambiamenti climatici.
Per concludere, vorrei evidenziare come in zooantropologia si parli del concetto di “referenza animale”. Questa, altro non è che un contributo di cambiamento che la relazione mette a disposizione, un modello, un esempio, uno scacco, un orientamento. Un modo, insomma, per offrire alla persona fondamentali e insurrogabili opportunità di crescita.
Quanto la vicinanza di amici a quattro zampe va a colmare alcuni nostri bisogni?
Fin dalle prime fasi di vita l’uomo è spontaneamente attratto dalla natura; hanno scritto sulla “biofilia” E.O. Wilson e E. Fromm (inoltre, si veda il contributo di Rita White, presidente e fondatrice dell’Aib, Accademia italiana di biofilia, su questo stesso numero della rivista Biofilia: mente sana in corpo (e in ambiente) sano, ndr). In particolare, la relazione con l’animale permette alla persona di appagare bisogni profondi e di esercitare e finalizzare motivazioni insite nel genere umano: la motivazione epimeletica (il piacere di prenderci cura di qualcuno), l’etepimeletica (il piacere che qualcuno si prenda cura di noi), la mimetica (il piacere di imitare), la sociale (la tendenza a costruire gruppi affiliativi), l’esplorativa (la tendenza a conoscere ciò che ci è ignoto), la sillegica (raccogliere e portare in “tana”) e la prattognostica (toccare e usare le mani per operare sul mondo). Come possiamo notare, è molto ampio lo spettro delle possibilità legate a questo tema.
Qualcuno ha paura dei cani, altri non sopportano i gatti, o altri animali. Quali i motivi?
I motivi delle paure e delle fobie nei confronti degli animali possono essere diversi, caso per caso.
Porto qui un esempio. Una bambina di quattro anni sta correndo e ridendo felice sul prato del condominio, insieme al fratellino di cinque anni. Un labrador di sei mesi, sfuggito dal cancello di uno degli appartamenti, la vede e inizia a rincorrerla, pensando a un meraviglioso gioco (i cani sono automaticamente attratti dalle cose che si allontanano velocemente da loro e che fanno rumori acuti). La bambina, che mai si è trovata in una simile situazione e i cui genitori non si sono resi conto dell’avvicinamento del cane (o sono troppo lontani per intervenire), si spaventa perché crede che il cucciolone le voglia far del male (siamo automaticamente spaventati dalle cose grandi che ci corrono incontro!). Impressionata e confusa, cade. Il cagnolone la raggiunge e le salta addosso, leccandole la faccia e zampettandole sul petto, eccitato dall’aver raggiunto il compagno di gioco. La bimba grida, agita le mani e i piedi. Il cane si spaventa. I genitori urlano disperati, lo afferrano per la collottola tirandolo indietro; il cane si rigira e morde il braccio del padre, per difesa. La tragedia viene sfiorata… la bimba ne esce graffiata, traumatizzata, condizionata.
Alcune persone quindi possono aver paura dei cani per pregresse esperienze negative o traumatiche, altre perché hanno assistito ad avvenimenti che li hanno segnati.
Per le fobie che, come sappiamo, sono un gradino sopra la paura, possono esserci motivazioni ancora più profonde.
Ricordiamocelo sempre: siamo ciò che viviamo… una relazione sana viene costruita attraverso l’esempio, il tutoraggio, la facilitazione.
Questa relazione ci può avvicinare a una più completa visione del mondo e a una vita più piena?
Assolutamente sì. Noi non abitiamo il mondo: noi siamo il mondo. La relazione con la natura e gli animali ci porta indietro e nel profondo, alle nostre radici, alla purezza del nostro sentire. Ci tiene nel qui e ora, ci fa sostare dove il tempo dell’orologio non esiste, dove il ritmo biologico guida l’esperienza e la sapienza, dove empatia e curiosità sono alla base delle relazioni. Gli animali ci aiutano a guardare il mondo da prospettive diverse, arricchendone la comprensione, andando oltre il linguaggio umano e ricordandoci il valore di tutte le forme di vita che abitano questo nostro pianeta.
Silvia Macelloni
Medico veterinario, esperto in Iaa (Interventi assistiti con animali) e in Comportamento degli animali da affezione. Dal 2023 è counselor, iscritta ad AssoCounseling. Oltre alla professione di medico veterinario consulente per un’azienda farmaceutica veterinaria, è coordinatrice per l’Italia del gruppo di studio ANMVI di metodologia didattica veterinaria e relativi progetti. Supporta colleghi e strutture veterinarie in attività e progetti di crescita e sviluppo, oltre a gestire approfondimenti tecnico-scientifici di prodotti e patologie. Tiene corsi di comunicazione e prevenzione del burnout in varie organizzazioni professionali e Università.