3/2025 Dialoghi

Gli animali, amici che curano

Intervista a Silvia Macelloni, medico veterinario, a cura di Elisabetta Boni

Gli animali, amici che curano

Il rapporto tra uomo e animali – soprattutto quelli da affezione – è un aspetto che può aiutare a riconnetterci al mondo della natura. A volte, però, come sappiamo, i nostri amici a quattro zampe possono diventare più un “oggetto”, o andare a colmare un qualche bisogno insoddisfatto. Analizziamo la questione con un’esperta che nutre da sempre un grande amore per gli animali, prendendosene cura fino a farne la sua professione.


Come medico veterinario con molteplici specializzazioni, qual è la tua visione del rapporto uomo-animali da affezione?
Siamo da sempre abituati a percepirci come al di fuori del regno animale: noi siamo sapiens… e l’esserlo ci porta ad autoespellerci dalla natura. L’uomo, tuttavia, altro non è che un animale. Che poi abbia tutta una serie di caratteristiche che lo distinguono da molte altre specie, questo certamente è vero, ma pensiamo alla differenza che corre tra una mosca e un elefante…
Partendo da questo presupposto, possiamo dire che cane e gatto ad esempio sono “animali non umani”, “animali diversi”, con i quali condividiamo radici e storia, habitat e abitudini, dai quali dipendiamo e che a loro volta dipendono da noi, con i quali siamo cresciuti come persone e ci siamo evoluti come specie umana. Cane e gatto, in particolare, sono nostri compagni di viaggio da migliaia di anni: vicinanza, coabitazione e collaborazione ci hanno legato profondamente in una rete di bisogni che si soddisfano soltanto attraverso la condivisione di esperienze e di affetto.
Una sana ed equilibrata relazione con l’animale ci offre vicinanza incondizionata, supporto e aiuto (pensiamo ai cani guida!), incrementa autostima ed empatia, favorisce l’ampliamento delle capacità comunicative, facilita le relazioni sociali, supporta i momenti di passaggio e di dolore fisico e mentale.

L’essere anche una counselor, cosa aggiunge alla tua professione?
Avere nella mia cassetta degli attrezzi anche gli strumenti del counseling, mi offre la possibilità di vivere e osservare le relazioni oltre il mio punto di vista, di credere nel potenziale delle persone che incontro, di sospendere il giudizio, di soffermarmi sul sentire e sull’essere più che sul dire e sembrare, di pormi domande. Questa postura mi ha aiutato ad approcciarmi agli altri con rispetto, curiosità, attenzione e umiltà. Essere counselor, perciò, mi aiuta a tenermi ancorata al presente e a ciò che accade nel qui e ora. Lavorando quotidianamente con molte persone – spesso nei gruppi di formazione che conduco – e occupandomi di vari progetti, trovo che il percorso fatto per acquisirne le competenze sia stato indispensabile e mi abbia dato modo di crescere professionalmente. Inoltre, essere iscritta ad AssoCounseling mi fa sentire parte di una comunità, della quale condivido i principi e l’orgoglio di esserne a pieno testimone, nel lavoro e nella vita di tutti i giorni.

Chi ha sentimenti positivi verso gli animali, li ha anche verso i suoi simili?
Più che di sentimenti positivi parlerei di relazioni equilibrate e rispettose. Un legame di questo genere, come dicevo prima, incrementa le capacità empatiche e comunicative, aiuta ad apprezzare il diverso da sé e a contare sulla collaborazione e sull’aiuto degli altri. Potenzialmente, una buona relazione con gli animali offre strumenti e spunti per mantenere rapporti positivi con gli “animali umani”. Ci sono tuttavia moltissime componenti che condizionano i rapporti sociali; non possiamo quindi dichiarare con certezza che vi sia una correlazione lineare tra le due variabili. Inoltre, purtroppo, non tutte le relazioni con gli animali uniscono sentimenti positivi a un rapporto congruo e sano, basti pensare a tutte le situazioni in cui l’amico fidato diventa una proiezione, un sostituto, una mania, uno strumento…

Qualche considerazione, da veterinario e counselor, sui comportamenti degli animali. In particolare, cosa possono insegnarci?
L’animale è importante perché attraverso la sua diversità possiamo percepire il confine tra noi e gli altri, realizzando più chiaramente chi siamo veramente. Cani e gatti si relazionano in modo diretto, coerente e sincero: non mentono, non ci ingannano, non ci giudicano. Allo stesso tempo, essi ci mostrano e ci insegnano l’empatia e la connessione, qualità che esercitano verso l’uomo e le altre specie. Con il loro modo di vivere, ci riportano anche all’importanza di essere concentrati sul presente, in armonia con le nostre radici intime, utilizzando ogni risorsa senza sprecarla. Ancora, gli animali sono esempi concreti di adattamento e resilienza; basti pensare alla flessibilità con la quale affrontano le sfide legate ai cambiamenti climatici.
Per concludere, vorrei evidenziare come in zooantropologia si parli del concetto di “referenza animale”. Questa, altro non è che un contributo di cambiamento che la relazione mette a disposizione, un modello, un esempio, uno scacco, un orientamento. Un modo, insomma, per offrire alla persona fondamentali e insurrogabili opportunità di crescita.

Quanto la vicinanza di amici a quattro zampe va a colmare alcuni nostri bisogni?
Fin dalle prime fasi di vita l’uomo è spontaneamente attratto dalla natura; hanno scritto sulla “biofilia” E.O. Wilson e E. Fromm (inoltre, si veda il contributo di Rita White, presidente e fondatrice dell’Aib, Accademia italiana di biofilia, su questo stesso numero della rivista Biofilia: mente sana in corpo (e in ambiente) sano, ndr). In particolare, la relazione con l’animale permette alla persona di appagare bisogni profondi e di esercitare e finalizzare motivazioni insite nel genere umano: la motivazione epimeletica (il piacere di prenderci cura di qualcuno), l’etepimeletica (il piacere che qualcuno si prenda cura di noi), la mimetica (il piacere di imitare), la sociale (la tendenza a costruire gruppi affiliativi), l’esplorativa (la tendenza a conoscere ciò che ci è ignoto), la sillegica (raccogliere e portare in “tana”) e la prattognostica (toccare e usare le mani per operare sul mondo). Come possiamo notare, è molto ampio lo spettro delle possibilità legate a questo tema.

Qualcuno ha paura dei cani, altri non sopportano i gatti, o altri animali. Quali i motivi?
I motivi delle paure e delle fobie nei confronti degli animali possono essere diversi, caso per caso.
Porto qui un esempio. Una bambina di quattro anni sta correndo e ridendo felice sul prato del condominio, insieme al fratellino di cinque anni. Un labrador di sei mesi, sfuggito dal cancello di uno degli appartamenti, la vede e inizia a rincorrerla, pensando a un meraviglioso gioco (i cani sono automaticamente attratti dalle cose che si allontanano velocemente da loro e che fanno rumori acuti). La bambina, che mai si è trovata in una simile situazione e i cui genitori non si sono resi conto dell’avvicinamento del cane (o sono troppo lontani per intervenire), si spaventa perché crede che il cucciolone le voglia far del male (siamo automaticamente spaventati dalle cose grandi che ci corrono incontro!). Impressionata e confusa, cade. Il cagnolone la raggiunge e le salta addosso, leccandole la faccia e zampettandole sul petto, eccitato dall’aver raggiunto il compagno di gioco. La bimba grida, agita le mani e i piedi. Il cane si spaventa. I genitori urlano disperati, lo afferrano per la collottola tirandolo indietro; il cane si rigira e morde il braccio del padre, per difesa. La tragedia viene sfiorata… la bimba ne esce graffiata, traumatizzata, condizionata.
Alcune persone quindi possono aver paura dei cani per pregresse esperienze negative o traumatiche, altre perché hanno assistito ad avvenimenti che li hanno segnati.
Per le fobie che, come sappiamo, sono un gradino sopra la paura, possono esserci motivazioni ancora più profonde.
Ricordiamocelo sempre: siamo ciò che viviamo… una relazione sana viene costruita attraverso l’esempio, il tutoraggio, la facilitazione.

Questa relazione ci può avvicinare a una più completa visione del mondo e a una vita più piena?
Assolutamente sì. Noi non abitiamo il mondo: noi siamo il mondo. La relazione con la natura e gli animali ci porta indietro e nel profondo, alle nostre radici, alla purezza del nostro sentire. Ci tiene nel qui e ora, ci fa sostare dove il tempo dell’orologio non esiste, dove il ritmo biologico guida l’esperienza e la sapienza, dove empatia e curiosità sono alla base delle relazioni. Gli animali ci aiutano a guardare il mondo da prospettive diverse, arricchendone la comprensione, andando oltre il linguaggio umano e ricordandoci il valore di tutte le forme di vita che abitano questo nostro pianeta.


Silvia Macelloni
Medico veterinario, esperto in Iaa (Interventi assistiti con animali) e in Comportamento degli animali da affezione. Dal 2023 è counselor, iscritta ad AssoCounseling. Oltre alla professione di medico veterinario consulente per un’azienda farmaceutica veterinaria, è coordinatrice per l’Italia del gruppo di studio ANMVI di metodologia didattica veterinaria e relativi progetti. Supporta colleghi e strutture veterinarie in attività e progetti di crescita e sviluppo, oltre a gestire approfondimenti tecnico-scientifici di prodotti e patologie. Tiene corsi di comunicazione e prevenzione del burnout in varie organizzazioni professionali e Università.

Elisabetta Boni

Vive in Mugello, alle porte di Firenze, terra di illustri personaggi quali Giotto e Beato Angelico, e dove il motto «l Care» è ancora impresso in quella che è stata la scuola di Barbiana.
Nel corso della propria carriera di funzionario pubblico si è occupata di varie materie, fra le quali la comunicazione, la cultura e il sociale.
Adesso, continua a scrivere come giornalista per il piacere di farlo, e guarda il mondo con le lenti del counseling e della mediazione familiare, temi di progetti nei quali è impegnata.

linguaggio disobbediente

Come tutte le norme, anche quelle linguistiche sono un artefatto politico, sociale, culturale. Quella del maschile sovraesteso è una regola linguistica che di recente l’Accademia della Crusca ha definito come non discriminante. Di fronte alle norme ci sono sempre due possibilità: obbedire o disobbedire. Questo articolo vuole essere un atto intenzionale di disobbedienza grammaticale che intende ribadire – proprio con le parole – la forza dirompente del linguaggio. Come tutte le dis-obbedienze, è dis-turbante e dis-ordinante, anche percettivamente per chi legge; eppure: considerate che ogni qualvolta la piccola "ə" genera un senso di fastidio, la forma di straniamento è analoga a quella vissuta da chi appartiene a una minoranza a cui una maggioranza – sociale, politica, linguistica e sessuale – impone, nel nome della regola, dell’estetica o della leggibilità, l’adeguamento come normale. E come l’obbedienza a un ordine continui ad essere una virtù.


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Jhumpa Lahiri

Jhumpa Lahiri è una scrittrice di fama mondiale, nota per le sue opere sull'esperienza degli immigrati, in particolare degli indiani orientali. Ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa con la sua prima raccolta di racconti, 'Interpreter of Maladies'. Nel suo libro bilingue 'In Other Words', originariamente scritto in italiano, Lahiri esplora il travagliato processo che ha affrontato per esprimersi in una nuova lingua.


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code-switching

Il code-switching, o commutazione di codice, è il passare fluidamente da una lingua a un’altra all’interno del discorso di uno stesso parlante. Può riflettere la volontà di esprimere un'identità culturale, di adattarsi a un gruppo sociale specifico, o semplicemente di utilizzare la lingua percepita più adatta per esprimere un particolare concetto o emozione.


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Counseling scolastico in Corea del Sud

Fonte: Sang Min Lee – Eunjoo Yang, “Counseling in South Korea”, in Counseling Around the World, a cura di Thomas Hohenshil, Norman Amundson, Spencer Niles, American Counseling Association, Alexandria VA (USA), 2013.


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L’esperienza del counseling in Turchia

Fonte: Fidan Korkut Owen and Oya Yerin Güneri, “Counseling in Turkey”, in Counseling Around the World, a cura di Thomas Hohenshil, Norman Amundson, Spencer Niles, American Counseling Association, Alexandria VA (USA), 2013.


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Pietra di inciampo


Stolpersteinen, in tedesco, pietre d’inciampo; ideate negli Anni 90 dall'artista tedesco Gunter Demnig per innestare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio.

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Comitato scientifico di AssoCounseling


Svolge varie funzioni di supporto e stimolo all’attività di ricerca, studio ed elaborazione dell’identità professionale.

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Il team


Nella quarta edizione appena conclusa Laura Torretta ha ricoperto il ruolo di referente nel direttivo e di project manager, affiancata dalla process owner Aidp Lombardia Daniela Tronconi. È in partenza la quinta edizione, con un passaggio di consegne al nuovo direttivo, in cui la nuova referente dell’iniziativa sarà Rossella Cardinale e la nuova project manager Elisabetta Maiocchi.

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Ringraziamento ai supervisori


Si ringraziano in particolare Pierpaolo Dutto, Manuela Giago, Silvia Ronzani, referenti per le tre scuole.

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Questionario di fine percorso


Per chi volesse avere evidenza del questionario somministrato a fine percorso ecco le domande proposte:

  • Avevi già effettuato un percorso di counseling?
  • Relativamente all’esperienza di counseling quale è il livello di gradimento complessivo?
  • Ti sei sentito/a accolto/a, ascoltato/a e compreso/a dal counselor? Sì? Come? No? Come?
  • Quali tema e bisogno sono stati al centro del tuo percorso?
  • Se dovessi dare un valore al tuo benessere all’inizio: da 1 a 10?
  • Descrivi, con una o più parole, l'emozione che provavi all'inizio del primo incontro.
  • Quali pensieri ricorrenti, schemi limitanti, credenze e convinzioni sono emerse e hai trasformato?
  • Quali nuove consapevolezze hai sviluppato?
  • Quali risorse hai organizzato e mobilitato al servizio della tua crescita?
  • Descrivi, con una o più parole, l'emozione che provi ora, al termine del tuo percorso.
  • Quali azioni nuove scegli ora più coerenti con il tuo obiettivo?
  • Regista e protagonista di una nuova narrazione: descrivi la tua esperienza di cambiamento e maggiore benessere
  • Se dovessi dare un valore al tuo benessere alla fine del percorso: da 1 a 10?
  • Raccomanderesti questa esperienza ad altri? Sì? Per quale motivo? No? Per quale motivo?

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Definizione di sessualità


"La sessualità è un concetto esteso […]. È una parte naturale dello sviluppo umano in ogni fase della vita e include componenti fisiche, psicologiche e sociali […]. La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, l’identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione. La sessualità viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Sebbene la sessualità possa includere tutte queste dimensioni, non tutte sono sempre esperite ed espresse. La sessualità è interessata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali.”

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Diritto alla sessualità


"Tutti gli esseri umani hanno la facoltà di vivere la propria sessualità in maniera appagante, libera da coercizioni, discriminazioni o violenza. I diritti sessuali si basano sui principi fondamentali dei diritti umani internazionalmente definiti, sono parte integrante delle convenzioni dell’ONU che hanno carattere vincolante.”

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Origine della sessuologia scientifica


Lo studio della sessuologia scientifica è un ambito di ricerca recentissimo che risale alla metà del 1900. Fa capo gli studi rivoluzionari di Masters e Jonson, i primi ad interessarsi scientificamente la sessualità cercando di superare la teoria e la clinica freudiana che intendeva i disturbi sessuali espressione di uno sviluppo psicosessuale problematico.

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dall'articolo 10


Il diritto all’istruzione e il diritto ad una educazione sessuale approfondita ed esauriente: “Ogni individuo ha il diritto all’istruzione ed il diritto ad una educazione sessuale completa. L’educazione sessuale deve essere appropriata all’età, scientificamente accurata, culturalmente adeguata e basata sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e su un approccio positivo alla sessualità.”

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riferimento bibliografico esteso


Tutu, D. (2004), God has a dream. A vision of hope for our time, Doubleday, NY.

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riferimento bibliografico esteso


Mokgoro, Y. (1998), Ubuntu and the law in South Africa. Buffalo Human Rights Law Review, 15, 1–6.

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