I confini della professione di counselor sono diversi da nazione a nazione. In alcune nazioni (come gli Usa e il Regno Unito) chi la esercita può anche definirsi terapeuta o psicoterapeuta e occuparsi di disturbi che in altri Paesi (tra cui al momento l’Italia) non può per legge affrontare. Diversi sono anche i criteri per la formazione in counseling e i sistemi di accreditamento/riconoscimento della professione. Diversa persino l’ortografia della parola: la redazione adotta quella più diffusa in Italia (all’estero è comune anche l’ortografia con doppia “L”: counselling, counsellor).
La rivista si impegna a fornire informazioni di qualità nel campo del counseling, promuovendo la condivisione di conoscenze e prospettive globali. Lo fa nella consapevolezza che il counseling è una professione ampiamente diffusa in un mondo che evolve velocemente e con esso la società umana e i suoi bisogni. E, a distanza di tempi più o meno lunghi, con la normativa che, di conseguenza, ciascun Paese sceglie di definire.
Per avere una visione più articolata, si rimanda alla sezione Counseling nel mondo.
Quanto descritto nei contenuti è dunque pubblicato a mero titolo informativo e non costituisce indicazioni per i confini della pratica professionale in Italia, per i quali si raccomanda di fare riferimento alle leggi e normative vigenti nel contesto italiano.