3/2025 Dialoghi

Biofilia: mente sana in corpo (e in ambiente) sano

Intervista a Rita White, presidente dell'Accademia italiana di biofilia, a cura di Allegra Cosso

Biofilia: mente sana in corpo (e in ambiente) sano

Rita White, presidente e fondatrice dell’Accademia italiana di biofilia (Aib) ci introduce alla biofilia, l’amore innato dell’uomo per la Natura, un principio chiave per superare la visione antropocentrica e riconnettere l’essere umano con l’ambiente naturale in una relazione reciprocamente attiva e plasmante, che è fondamentale coltivare per il benessere di entrambi.


In che cosa consiste la biofilia e a quali principi si ispira?
La biofilia è l’innata affinità che l’essere umano ha con la natura, una necessità biologica e psicologica che incide profondamente sulla qualità della vita e che è geneticamente presente in tutti noi. Questo legame ha radici evolutive: per centinaia di migliaia di anni (circa 200-300 mila per la nostra specie Homo sapiens) abbiamo vissuto a stretto contatto con la natura che ha rappresentato per noi una fonte di rifugio, risorse e stimoli, necessari alla nostra sopravvivenza e  sviluppo.
Il termine “biofilia” fu introdotto nel 1964 dallo psicologo Erich Fromm, che lo definiva come l’amore, l’innamoramento per la vita e per tutto ciò che è vivo. Nel 1984, il biologo evoluzionista dell’Università di Harvard Edward Wilson attribuì alla biofilia un significato psicobiologico, identificandola come la naturale attrazione e affiliazione umana per la vita e le sue forme, comprese quelle indirette che, semplicemente, la evocano. Ne è esempio la nostra reazione innata a immagini di paesaggi o animali: ne siamo attratti e spesso proviamo il desiderio di stabilire un legame con essi.
Come per l’amicizia (dal greco filìa), la biofilia è una caratteristica comune a tutta l’umanità, ma unica per ogni individuo. Ciascuno la vive in modo personale, sviluppando una relazione intima e particolare con la natura.
Si tratta di un legame da coltivare con tempo di qualità, sospensione del giudizio, ascolto ed empatia. Se impariamo a cogliere i bisogni della natura, e a stabilire con essa una connessione profonda, ne trarremo benefici tangibili anche per il nostro equilibrio psicofisico.

Com’è nata l’idea di fondare l’Accademia italiana di biofilia?
L’Accademia italiana di biofilia (Aib) nasce dalla crescente consapevolezza che la biofilia possa essere la chiave per riequilibrare il rapporto tra uomo e natura. Oggi, il nostro modo di vivere è sempre più disconnesso dall’ambiente naturale, a causa dell’urbanizzazione e di una visione antropocentrica che considera l’uomo separato dal mondo naturale.
In Italia mancava un ente tecnico-scientifico di riferimento che potesse raccogliere e diffondere conoscenze sulla biofilia e le sue applicazioni. Per questo, con un gruppo di accademici ed esperti di diversi ambiti – dall’architettura alle neuroscienze, alla medicina – è stata fondata l’Aib, con l’obiettivo di tradurre la ricerca scientifica in pratiche concrete.
L’Accademia promuove il concetto che l’ambiente (naturale o artificiale) non è un semplice contenitore, ma un attore attivo che modella il nostro benessere. La natura dovrebbe tornare a essere integrata come parte dell’identità umana, così come consideriamo famiglia le piante e gli animali domestici, ma applicando questo atteggiamento all’intero regno vivente della natura, come ancora accade in alcune culture indigene, dove il legame tra uomo e natura continua a essere vissuto come un elemento essenziale dell’esistenza.

In che cosa si differenzia dalla ecopsicologia?
La biofilia e l’ecopsicologia condividono la visione di una connessione profonda tra l’uomo e la natura, ma hanno due approcci differenti. La biofilia è un concetto evoluzionistico, scientifico, si basa su studi nel campo della psicologia ambientale, delle neuroscienze, della medicina, e trova ad esempio applicazione nella progettazione dell’ambiente costruito attraverso l’approccio del biophilic design o progettazione biofilica, che si basa sull’evidenza scientifica. L’ecopsicologia nasce negli anni ’90, insieme ai movimenti ambientalisti, in un crescente disagio psicologico, individuale e sociale rispetto al degrado ambientale, e lavora su una dimensione interiore emotiva di questa relazione con la natura, mirando a risvegliare una consapevolezza ecologica.

Qual è la sua specializzazione?
Sono specializzata in psicologia ambientale, la disciplina che approfondisce la relazione tra uomo e ambiente, e il suo impatto sul benessere sia nell’uomo sia nell’ambiente. Ogni minima caratteristica ambientale – colore, forma, suono – attiva in noi risposte fisiologiche ed emotive. La natura stimola il sistema parasimpatico, inducendo rilassamento, benessere e creatività, mentre un ambiente artificiale privo di richiami alla natura può, al contrario, stimolare il sistema simpatico, proprio delle situazioni di minaccia o stress. Il nostro organismo attiva, anche inconsciamente, determinate risposte fisiologiche, emozioni, che danno forma a pensieri e comportamenti, che a loro volta hanno un’influenza sull’ambiente.

Come questo approccio può modificare la qualità di vita delle persone? E come influenza l’ambiente che abitiamo?
Un approccio biofilico, o comunque attento all’ambiente di vita e alla connessione con la natura, è determinante per la qualità della vita delle persone. Il nostro cervello risponde positivamente a un ambiente con elementi naturali: non solo la presenza di natura diretta, viva, come una pianta, ma anche indiretta, qualcosa che la evoca e che il cervello riconosce come tale; per esempio, una forma organica, un colore, un materiale. Quando sono presenti questi elementi, l’organismo si rilassa, entra in modalità di rigenerazione piuttosto che di sforzo, l’umore ne beneficia, le prestazioni migliorano, così come tutte le risposte psicofisiologiche.
Esistono tre forme principali di connessione con la natura che noi andiamo a ricercare e che amiamo.

  1. Natura diretta (es. piante, animali, luce naturale, acqua, brezza, profumi, l’intero l’ecosistema)

  2. Natura indiretta (es. colori, materiali, forme biomorfiche e frattali)

  3. Caratteristiche spaziali ispirate alla natura (es. spazi aperti, strutture frattali, luoghi di rifugio e di meraviglia)

Un aspetto chiave è la meraviglia che proviamo di fronte a uno spettacolo grandioso, un’esperienza comune in natura che aiuta a ridimensionare l’ego e a ricordarci che siamo parte di qualcosa di più grande di noi, che ci accoglie e protegge. Questo processo, descritto appunto dalla “small self theory”, favorisce comportamenti prosociali e pro-ambientali.
Per questo è fondamentale esporsi a un tramonto, a un cielo stellato, a quei fenomeni naturali che ci lasciano a bocca aperta. Possiamo provare quel senso di stupore e meraviglia anche di fronte a un essere umano di cui riconosciamo caratteristiche di tale vastità da evocarci una simile commozione. È importante riproporre questo tipo di esperienze anche negli ambienti interni, o comunque costruiti: l’architettura monumentale spesso incorpora elementi biofilici per evocare questo senso di stupore, basti pensare alla Sagrada Familia o alle piramidi. Molti dei luoghi più amati al mondo, fanno leva sull’innata biofilia umana.

Quali sono gli ambiti di applicazione della biofilia?
Se per milioni di anni abbiamo vissuto a stretto contatto con la natura, questo legame va recuperato nella vita quotidiana, proprio perché il cervello umano funziona se è a contatto con la natura. Ad esempio, molti italiani oggi soffrono di carenza di vitamina D, che si attiva esponendosi alla luce solare: questa carenza intacca il sistema immunitario, le ossa, i denti, l’umore, il sonno, ecc. La natura deve tornare a far parte di tutti i nostri ambienti, dalle scuole agli ospedali, agli uffici, alle città.
La biofilia trova applicazione praticamente in tutti gli ambiti professionali, dall’architettura al design, all’educazione, alla sanità, dalla psicoterapia, al counseling, ma anche a tutti i settori aziendali, al retail e l’hospitality, all’urbanistica, alla pianificazione territoriale, perché l’ambiente può essere “veleno o medicina” per cui, come dice la filosofia buddista, “possiamo trasformare il veleno in medicina”.
Oltre agli spazi residenziali, la biofilia è utile in ambiti pubblici e urbani. Inserire elementi biofilici in città (es. parchi, giardini condivisi, orti urbani) riduce lo stress e migliora il benessere collettivo. Molto utili sono gli interventi micro-rigenerativi, ovvero elementi biofilici posizionati in punti nevralgici delle città (es. incroci molto trafficati o in metropolitana), che aiutano le persone a diminuire lo stress e a recuperare le risorse mentali e fisiche (si veda, il contributo di Saverio Mecca su questo stesso numero della rivista Prossimità e felicità nella pianificazione delle città, ndr).
In ambito ospedaliero, i primissimi studi di psicologia ambientale negli anni ’80 evidenziavano come i pazienti guariscano più rapidamente e sentano meno dolore grazie alla vista su alberi, e anche il personale ne trae ovviamente beneficio. I dentisti utilizzano immagini di natura, pareti verdi negli studi, perché la natura ha un effetto analgesico sul cervello.
Nelle scuole, il contatto con la natura aumenta la concentrazione e i risultati scolastici, ad esempio in matematica e in italiano, riducendo ansia e disturbi comportamentali.
Le aziende che puntano sull’innovazione, come le big tech, utilizzano spazi ricchi di elementi naturali per attrarre i migliori talenti, migliorare il benessere e favorire produttività e creatività.
Non è un caso che molte scoperte siano avvenute in ambienti naturali, durante passeggiate o momenti di contemplazione, a dimostrazione di come l’ambiente influenzi il pensiero. Gli studi dimostrano che la biofilia nei luoghi di lavoro può abbassare il livello di stress fino al 60%, migliorando le prestazioni cognitive. Un sondaggio di Deloitte, inoltre, ha evidenziato che i giovani scelgono sempre più spesso aziende che si prendono cura del loro benessere ambientale.

E rispetto al counseling?
Il counseling può integrare la biofilia come “alleato terapeutico”. L’ambiente non è solo uno sfondo neutro, ma un co-counselor, un elemento attivo nel percorso di crescita personale. Le persone provano un senso di autoefficacia enorme quando riescono a prendersi cura del proprio spazio. Creare uno spazio accogliente e rigenerativo (es. piante, luce naturale, materiali naturali, odori) aiuta sia il counselor sia il cliente a sentirsi maggiormente a proprio agio, favorendo il benessere e arrivando perfino a rendere più potente ed efficace un intervento. L’ambiente parla di noi, un po’ come la comunicazione non verbale, quindi un’attenzione particolare al setting è decisamente utile.
Potrebbe essere opportuno domandare al cliente di descrivere la propria casa o il proprio luogo di lavoro, dove passa il suo tempo, considerato che mediamente spendiamo il 90% di ogni giornata in ambienti indoor. Il contatto con la natura, anche in contesti urbani e anche indoor, ha infatti una ricaduta concreta sul funzionamento del cervello e sulla regolazione del sistema immunitario. Due ore a settimana di esposizione alla natura, anche urbana, sono necessarie per un buon funzionamento psicofisico e di regolazione del sistema immunitario e hanno sicuramente un impatto positivo sull’umore e su tutti gli altri aspetti che accompagnano un percorso di counseling.

Dove si impara la biofilia?
Aib si occupa di formare progettisti e designer che vanno poi a ideare ambienti biofilici, ma anche di formazione per università, aziende e per il pubblico. La biofilia si intreccia anche con gli obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare con quelli sulla salute e benessere, la sostenibilità urbana e la biodiversità. Creare ambienti sani significa migliorare la salute pubblica e ridurre l’impatto ambientale.

Progetti futuri?
Aib, partner del Biophilic Cities Network, ha accompagnato Verona a essere sancita come la prima città biofilica d’Italia e sta lavorando per espandere il network. Non esiste una città biofilica uguale all’altra, ma il riconoscimento si basa su criteri come l’offerta di esperienze di connessione con la natura, iniziative di sensibilizzazione ambientale, progettazione biofilica negli spazi urbani, possibilità di attività all’aperto per bambini e cittadini.
Un altro dei nostri progetti chiave è promuovere la prescrizione delle dosi di natura come strumento terapeutico. In alcuni Paesi, infatti, i medici possono già prescrivere ai pazienti dosi di tempo da trascorrere all’aperto per migliorare la salute perché il contatto con la natura, anche urbana, è così impattante che può diventare un alleato non solo terapeutico, ma anche di guarigione e di benessere psicofisico.
L’ambiente è l’estensione della nostra psiche, ne è il contenitore come, a sua volta, lo è il nostro corpo. Parafrasando Giovenale: “Mente sana in corpo sano” diventa quindi anche “in ambiente sano”. Se ci prendiamo cura del nostro ambiente, esso si prenderà cura di noi.

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Bibliografia e sitografia


Rita White
Psicologa ambientale, presidente dell’Accademia italiana di biofilia (Aib) ed esperta di Biophilic Design, è riconosciuta a livello internazionale per il suo impegno nel promuovere la biofilia. Dopo una lunga esperienza accademica e professionale all’estero, tra cui UK, Singapore, Bali e USA, è tornata in Italia per dedicarsi a formazione, ricerca, consulenza e divulgazione. Docente universitaria, mentor e TEDx speaker, nel 2023 è stata inserita tra le Most Powerful Women da Fortune Italia. Promotrice della prima Città biofilica d’Italia, è impegnata nel risvegliare la nostra innata connessione con la natura, trasformando spazi e stili di vita per il benessere umano e ambientale.

Allegra Cosso

Considera la consapevolezza delle abitudini come una preziosa chiave di volta evolutiva. Laureata in filosofia teoretica, ha sviluppato una personale pratica di counseling attingendo alle proprie competenze di counselor analitico transazionale e di Alexander Technique Teacher.
Lavora con individui e coppie, focalizzandosi sulle relazioni – personali e professionali – e sulla gestione delle difficoltà legate alle malattie croniche come il diabete di tipo 1.
Completa l’attività di counseling con la formazione aziendale, dopo vent’anni alla guida della comunicazione di realtà italiane e internazionali.

linguaggio disobbediente

Come tutte le norme, anche quelle linguistiche sono un artefatto politico, sociale, culturale. Quella del maschile sovraesteso è una regola linguistica che di recente l’Accademia della Crusca ha definito come non discriminante. Di fronte alle norme ci sono sempre due possibilità: obbedire o disobbedire. Questo articolo vuole essere un atto intenzionale di disobbedienza grammaticale che intende ribadire – proprio con le parole – la forza dirompente del linguaggio. Come tutte le dis-obbedienze, è dis-turbante e dis-ordinante, anche percettivamente per chi legge; eppure: considerate che ogni qualvolta la piccola "ə" genera un senso di fastidio, la forma di straniamento è analoga a quella vissuta da chi appartiene a una minoranza a cui una maggioranza – sociale, politica, linguistica e sessuale – impone, nel nome della regola, dell’estetica o della leggibilità, l’adeguamento come normale. E come l’obbedienza a un ordine continui ad essere una virtù.


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Jhumpa Lahiri

Jhumpa Lahiri è una scrittrice di fama mondiale, nota per le sue opere sull'esperienza degli immigrati, in particolare degli indiani orientali. Ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa con la sua prima raccolta di racconti, 'Interpreter of Maladies'. Nel suo libro bilingue 'In Other Words', originariamente scritto in italiano, Lahiri esplora il travagliato processo che ha affrontato per esprimersi in una nuova lingua.


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code-switching

Il code-switching, o commutazione di codice, è il passare fluidamente da una lingua a un’altra all’interno del discorso di uno stesso parlante. Può riflettere la volontà di esprimere un'identità culturale, di adattarsi a un gruppo sociale specifico, o semplicemente di utilizzare la lingua percepita più adatta per esprimere un particolare concetto o emozione.


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Counseling scolastico in Corea del Sud

Fonte: Sang Min Lee – Eunjoo Yang, “Counseling in South Korea”, in Counseling Around the World, a cura di Thomas Hohenshil, Norman Amundson, Spencer Niles, American Counseling Association, Alexandria VA (USA), 2013.


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L’esperienza del counseling in Turchia

Fonte: Fidan Korkut Owen and Oya Yerin Güneri, “Counseling in Turkey”, in Counseling Around the World, a cura di Thomas Hohenshil, Norman Amundson, Spencer Niles, American Counseling Association, Alexandria VA (USA), 2013.


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Pietra di inciampo


Stolpersteinen, in tedesco, pietre d’inciampo; ideate negli Anni 90 dall'artista tedesco Gunter Demnig per innestare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio.

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Comitato scientifico di AssoCounseling


Svolge varie funzioni di supporto e stimolo all’attività di ricerca, studio ed elaborazione dell’identità professionale.

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Il team


Nella quarta edizione appena conclusa Laura Torretta ha ricoperto il ruolo di referente nel direttivo e di project manager, affiancata dalla process owner Aidp Lombardia Daniela Tronconi. È in partenza la quinta edizione, con un passaggio di consegne al nuovo direttivo, in cui la nuova referente dell’iniziativa sarà Rossella Cardinale e la nuova project manager Elisabetta Maiocchi.

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Ringraziamento ai supervisori


Si ringraziano in particolare Pierpaolo Dutto, Manuela Giago, Silvia Ronzani, referenti per le tre scuole.

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Questionario di fine percorso


Per chi volesse avere evidenza del questionario somministrato a fine percorso ecco le domande proposte:

  • Avevi già effettuato un percorso di counseling?
  • Relativamente all’esperienza di counseling quale è il livello di gradimento complessivo?
  • Ti sei sentito/a accolto/a, ascoltato/a e compreso/a dal counselor? Sì? Come? No? Come?
  • Quali tema e bisogno sono stati al centro del tuo percorso?
  • Se dovessi dare un valore al tuo benessere all’inizio: da 1 a 10?
  • Descrivi, con una o più parole, l'emozione che provavi all'inizio del primo incontro.
  • Quali pensieri ricorrenti, schemi limitanti, credenze e convinzioni sono emerse e hai trasformato?
  • Quali nuove consapevolezze hai sviluppato?
  • Quali risorse hai organizzato e mobilitato al servizio della tua crescita?
  • Descrivi, con una o più parole, l'emozione che provi ora, al termine del tuo percorso.
  • Quali azioni nuove scegli ora più coerenti con il tuo obiettivo?
  • Regista e protagonista di una nuova narrazione: descrivi la tua esperienza di cambiamento e maggiore benessere
  • Se dovessi dare un valore al tuo benessere alla fine del percorso: da 1 a 10?
  • Raccomanderesti questa esperienza ad altri? Sì? Per quale motivo? No? Per quale motivo?

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Definizione di sessualità


"La sessualità è un concetto esteso […]. È una parte naturale dello sviluppo umano in ogni fase della vita e include componenti fisiche, psicologiche e sociali […]. La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, l’identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione. La sessualità viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Sebbene la sessualità possa includere tutte queste dimensioni, non tutte sono sempre esperite ed espresse. La sessualità è interessata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali.”

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Diritto alla sessualità


"Tutti gli esseri umani hanno la facoltà di vivere la propria sessualità in maniera appagante, libera da coercizioni, discriminazioni o violenza. I diritti sessuali si basano sui principi fondamentali dei diritti umani internazionalmente definiti, sono parte integrante delle convenzioni dell’ONU che hanno carattere vincolante.”

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Origine della sessuologia scientifica


Lo studio della sessuologia scientifica è un ambito di ricerca recentissimo che risale alla metà del 1900. Fa capo gli studi rivoluzionari di Masters e Jonson, i primi ad interessarsi scientificamente la sessualità cercando di superare la teoria e la clinica freudiana che intendeva i disturbi sessuali espressione di uno sviluppo psicosessuale problematico.

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dall'articolo 10


Il diritto all’istruzione e il diritto ad una educazione sessuale approfondita ed esauriente: “Ogni individuo ha il diritto all’istruzione ed il diritto ad una educazione sessuale completa. L’educazione sessuale deve essere appropriata all’età, scientificamente accurata, culturalmente adeguata e basata sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e su un approccio positivo alla sessualità.”

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riferimento bibliografico esteso


Tutu, D. (2004), God has a dream. A vision of hope for our time, Doubleday, NY.

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riferimento bibliografico esteso


Mokgoro, Y. (1998), Ubuntu and the law in South Africa. Buffalo Human Rights Law Review, 15, 1–6.

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